lunedì 14 gennaio 2008

Rinoceronti fra le viole


Pordenone, 14 gennaio 2008

Carissimi lettori, scusatemi se non mi sono fatto sentire prima per farvi gli auguri di buon anno. purtroppo la rottura del computer ed impegni personali, mi hanno costretto a trascurare questa importante usanza. Sono sempre in tempo per farlo, per cui auguro a tutti, altri 352 giorni di serenità e prosperità. Non intendo quest’anno attaccare personalmente alcun potere, forte o non forte che sia. La forza non la si dimostra e non si identifica nella possibilità di infierire o imporre, quanto nella capacità di trascinare e condurre i propri amici verso un percorso difficile, con il minor danno possibile, per raggiungere il miglior risultato possibile. Un risultato equo che tenga in considerazione le esigenze di tutti indiscriminatamente, senza soggiogare ad interessi di parte, ma in una forma equa e costruttiva. Non serve quindi accennare alla drammaticità dovuta all’emergenza rifiuti e all’inquinamento, sarebbero parole inutili e banali. Il problema c’è, si sa come risolverlo, manca solo la volontà di farlo con coraggio e determinazione. Il dovere ed il compito di porre rimedio a tutto ciò, è dei nostri amministratori, a qualunque bandiera o etichetta essi appartengano. Ma più che risolvere il problema quando i danni sono ormai divenuti irreparabili, sarebbe meglio prevenirlo. Prevenire vuol dire aver cura di chiunque o di qualunque cosa a cui si tenga. Amare il proprio corpo, come la propria casa o il proprio paese se non addirittura il pianeta su cui si vive. Proprio in questi giorni delle festività di Natale, mentre molti erano intenti a festeggiare, nel paese in cui abito, si sono riuniti alcuni amici allo scopo di scongiurare ciò che ritenevano un pericolo per la salute propria e del resto della comunità. Per salvare i propri beni, anche attraverso la mobilitazione di altri cittadini interessati. Devo dire che la prima assemblea di cittadini è stata un successo, sono stati informati e sensibilizzati su un problema che non è certo politico, quanto concreto e attualissimo; l’imposizione di scelte e progetti deleteri per l’equilibrio ambientali, l’approvazione di piani non pianificati o programmati con superficialità o incompetenza. E’ un problema che ha interessato e che, se non scongiurato, interesserà per oltre venti anni una delle zone più belle del Friuli. Ambienti che dovrebbero essere protetti da normative e leggi nazionali e comunitarie. Un numero imprecisato di mezzi pesanti, c’è chi dice 30, alcuni giornali riferiscono 180, carichi di materiale stabilizzato, dovrebbero passare giornalmente per 20 anni, per una strada denominata pedemontana. E’ questa un’ antica strada romana che fiancheggia boschi di alberi autoctoni e in via d’estinzione oltre a siti archeologici del paleolitico e fimi e sorgenti cristalline ed incontaminate, che lambiscono incantevoli zone paesaggistiche considerate oasi faunistiche. Luoghi incantevoli minacciati dal probabile inquinamento acustico e atmosferico, dovuto al passaggio di nuovi bisonti di acciaio, che percorrerebbero la stessa per oltre 10 km, fino a raggiungere una piccola e deliziosa antica stazioncina, nella quale fra l’altro per le sue caratteristiche, è stato ambientato un film sulla prima guerra mondiale. Eppure sarebbe bastata una corretta scelta tecnica per scongiurare tale pericolo. Una scelta strategicamente più economica e funzionale per scongiurare un inutile quanto dannoso trasporto su gomma, lo scarico temporaneo del materiale inerte equivalente a 3.850.00.= mc in 20 anni nel piazzale dello scalo merci in disuso da 50 anni, non idoneo allo scopo, e il successivo carico su vagoni ferroviari che avrebbero dovuto poi ripercorrere la via opposta per tornare alla fine verso la direzione da cui sono partiti i mezzi su ruota. Un paradosso economico e privo di logica progettuale. Con soli quattro chilometri di nuova strada ferrata, avrebbero potuto collegarsi ad uno scalo esistente distante solo 4 km, caricando il materiale dalla cava da bonificare o più correttamente “da coltivare”. Bisogna per correttezza anche dire che a meno di 200 mt. dalla zona interessata dall’attuale progetto approvato con ben due delibere regionali, vi sono villette di recente costruzione considerate di edilizia residenziale di pregio. E che la ditta proponente dovrebbe eseguire una nuova viabilità adiacente la ferrovia.Si rischierebbe pertanto di non rispettare le norme di impatto acustico e ambientali vigenti attualmente. Si deve anche dire che nella zona di scarico e lungo la viabilità parrebbe che non siano stati effettuati gli studi di impatto ambientale, come prevede la legge e che l’aeroporto militare di Aviano è situato in linea d’aria ad un paio di km se non meno. I cittadini sopra citati e quelli dei paesi coinvolti, hanno iniziato la raccolta di firme per una petizione, da consegnare alle amministrazioni comunali. Per quanto riguarda Budoia, la stessa giunta esprime solidarietà ai cittadini ed intende intraprendere prontamente un’azione per bloccare il progetto attraverso il ricorso al T.A.R. del F.V.G.

Italo Suris

Nessun commento:

pub-9734653329526511