martedì 29 gennaio 2008

l'acido che corrode il futuro

29 gennaio 2008

Progresso e sviluppo, sono due parole che in altri tempi hanno creato un senso d’euforia e di speranza. Hanno significato per molti la certezza di migliorare la loro qualità di vita, rappresentato e concretizzato il sogno di gettare dai balconi vecchi attrezzi, mobilia, arredamento vetusto e abiti ormai a brandelli. Nessuno mai avrebbe immaginato che lo sviluppo si sarebbe un giorno riversato su di loro, come una gigantesca onda marina, sommergendoli di problematiche ambientali, e creando una frattura sociale, difficilmente cicatrizzabile, fra i ceti di una società italiana in agonia.

La ricchezza è in mano a pochi. Appena il 10% di persone, detiene la metà della stessa, mentre sparisce, scivolando verso il basso, la classe della media borghesia rappresentata nel tempo passato da impiegati ma anche da artigiani. Il debito pubblico seppur diminuito, grazie alla recente e sofferta conduzione del paese da parte dell’agognante e rissoso Governo condotto da Prodi, è sempre molto alto e rimane lì come un macigno che impedisce lo sviluppo del paese e con esso azzera la speranza dei nostri giovani, qualsiasi sia il loro livello culturale.

E’ quello italiano un modo di intraprendere anomalo, basato cioè su metodiche arcaiche con ditte che lavorano in settori di bassa tecnologia e che non investono in ricerca. Una classe imprenditoriale che attraverso compiacenti collegamenti, anziché usufruire del potenziale umano, lo schiaccia derubandolo di ciò che già non ha più; il piacere di considerarsi parte integrante di un paese e non popolo sfruttato, il gusto di produrre per un obbiettivo che dovrebbe essere condiviso e suddiviso: lo sviluppo ed il futuro dei figli e della nazione. E,’ il nostro, un popolo che sta capendo come poteri forti calpestino, per un ritorno economico certamente privo di etica, i loro stessi diritti democratici, espropriando talvolta i loro beni per dubbi progetti camuffati come indispensabili allo sviluppo ed intaccando il diritto alla salute, allo scopo di un egoistico arricchimento.

Ed ecco che mi riferisco a progetti non condivisi, come impongono leggi regionali e/o internazionali, alla mancanza di trasparenza nei confronti della popolazione da parte di amministrazioni elette dal popolo stesso. Fatti e misfatti che corrodono bene o male nel tempo anche la fiducia più ferrea. Quando si chiede la gente i nostri amministratori inizieranno a fare gli interessi di una patria in sfacelo?, quando si renderanno conto che un’Italia unita è anche più forte e potrebbe eccellere in un mercato globale pur non essendo una potenza mondiale?

Quando sfrutteranno la creatività, la capacità e l’intelligenza di giovani meritevoli al di là dell’etichetta politica che a forza si vuole loro imporre? Quando smetteranno di cementificare l’intera penisola considerando questo l’unico strumento di ricchezza invece che un dramma ecologico ed economico? Forse tutto ciò avverrà col cadere dell’egoismo personale o forse no. In fondo la storia della rana e dello scorpione è e rimarrà sempre attuale. La conoscete?, eccola in breve.

Uno scorpione chiede ad una rana di aiutarlo ad attraversare un laghetto, trasportandolo sul dorso. “ “Ma se ti aiuto”, chiede la rana, “chi mi assicura che non mi pungerai con l’aculeo velenoso facendomi morire?.” “Non sono mica pazzo”, risponde lo scorpione, “andrei a fondo e affogherei morendo con te”. Detto fatto, sale sul dorso della rana che si convince. Ma proprio quando si trovavano al centro del laghetto, questa viene punta dall’animale trasportato. Lo guarda sbigottita e terrorizzata e gli dice: “ sciocco perché lo hai fatto, così moriremo ambedue” “ Scusami”, risponde lo scorpione, “ ma è più forte di me, è la stessa mia natura che mi costringe a farlo!” Così è l’Italia, una nazione piena di scorpioni e di stupide rane chiamate cipputi. Lo scorpione? “ La politica e la cattiva amministrazione”

Italo Surìs

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