venerdì 3 febbraio 2012

l'unico posto fisso in Italia? : "il precariato".






Che serve preparare degli ottimi laureati se poi questi sono costretti ad andare all'estero? Le polemiche suscitate dalle dichiarazioni di Monti su quanto sia noioso un posto fisso, sono a parer mio solo parzialmente condivisibili. Si fa presto a fare un confronto con l'America, paese in cui il posto fisso non è mai esistito.
 Ma al di là dell'atlantico gli spazi sono enormi, ci si sposta da una regione ( Stato) all'altra con estrema facilità per cercare, anzi trovare, lavoro. Certo con la crisi non è più così e secondo me il modello americano non è da noi perseguibile, fintanto ci saranno caste, lobby, mafie e corruzione.

Un modello come quello americano sarebbe accettabile solo se la crescita personale e la ricerca di lavoro, fossero basate sulla meritocrazia e non tanto sul clientelismo. Se i raccomandati fossero messi in condizione di non dover essere ricattabili e se le imprese fossero esenti da ingerenze politiche. Stiamo probabilmente andando nella giusta direzione, ma è ancora presto.

 L'Europa non è ancora una realtà, le madri italiane non sono come quelle inglesi, i ragazzi non amano allontanarsi da casa. Il problema quindi è anche sociale oltre che politico. Il nepotismo imperversa, e le amministrazioni pubbliche sono piene di figli e nipoti che, anche se preparati, non hanno dovuto affrontare una seria selezione per occupare posti di un certo prestigio.

 Libero mercato non significa certo liberalizzare i posti nei call-cnter ma impegnarsi affinché sia data ad ognuno la possibilità di misurarsi con esso ad armi pari. Uno stato civile e democratico aiuta chi ha delle potenzialità, lo asseconda e ne sfrutta poi per la società, la preparazione e l'intelligenza. A che serve dare l'istruzione ai nostri giovani laureati se poi i migliori sono costretti ad andare all'estero? E perché mai le ditte devono appoggiarsi a politici per controllare il mercato? o gli imprenditori scendono in politica? Non si chiama questo conflitto d'interessi? e non si crea con ciò un sistema artefatto?

E' impensabile quindi finché il sistema non sarà cambiato pretendere un nuovo tipo di modello, anche perché molte  ditte vivono ancora con i soldi pubblici o, attraverso i politici, riescono a non pagare allo Stato quello che dovrebbero e, dovendo assecondare quindi richieste degli stessi, non sono libere di creare i presupposti di un mercato libero da forzature ed elastico.

 Bene quindi all'Europa unita, cambiamo pure il sistema previdenziale ma non giochiamo come al solito barando. Le regole in Europa devono essere eguali per tutti, sia economicamente, sia eticamente.


italo suris

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