lunedì 8 novembre 2010

lo abbiamo preso!


Signori siamo nella cacca, sì avete capito bene; siamo nella merda più completa, lo abbiamo preso!. L'Italia arranca, i troppi scandali, l'egoismo ma più di tutti l'invadenza e lo sfrenato egocentrismo alla fine hanno prevalso sui valori che hanno fatto di questo paese nel seicento il paese guida nel mondo. Dove sono gli artisti, i poeti, gli architetti, gli inventori i politici illuministi, nomi di cui sono pieni i nostri archivi?. Dove sono gli operai i vari cipputi che hanno creato con il loro uro lavoro i presupposti di uno sviluppo economico del paese?, è vero che la classe operaia è scomparsa oppure è verosimile che tale categoria si sia allargata ad altri ceti e il concetto di operaio debba essere rivisto alla luce di nuove esigenze e categorie?. Ascoltando ieri su che tempo che fa, ho colto nel discorso di Susanna Camusso, nuovo leader della CGIL, il concetto che espressi su questo blog e sui giornali locali alcuni anni fa: "gli interessi economici, imprenditoriali-finanziari e politici, hanno fatto sparire la figura dell'operaio" del guadagno e dello sviluppo economico impostato sulla ricerca, sull'innovazione, sui progetti e sul lavoro, elementi che fanno parte di un unico sistema di cui la parte imprenditoriale ed economica sono soggetti di determinante importanza, ma senza i quali la stessa imprenditoria non è sufficiente a creare ricchezza per una società che sia essa una nazione o un continente. La globalizzazione ha aperto nuovi scenari, mai più che adesso è necessaria la coesione sociale, il cointeresse e la condivisione di un progetto unico e di cui tutti gli elementi ne godano moralmente e materialmente i risultati. Accennai in questo diario non cartaceo al bisogno di rendere partecipi la classe operaia dei risultati dell'azienda. Mi riferivo ai risultati economici pur sottolineando che gli stessi non sono determinanti, anzi possono causare come avviene nel mondo imprenditoriale italiano, invidie rotture ambizioni, conflitti invece di una competizione sana basata su elementi di etica professionale e morale. Allorché si scelse di approvare l'articolo 18 che a parer di molti rendeva più flessibile il mercato, fui attaccato violentemente per le mie critiche, dai soliti politologi da bar. Il ragionamento invece non faceva una grinza, la mancanza di sicurezza , ma soprattutto di speranze avrebbe nociuto alla stessa classe imprenditoriale, lo smembramento di un sistema, senza peraltro averne in mente uno nuovo e più moderno, avrebbe portato la nostra economia allo stallo, i cointeressi nelle società imprenditoriali, dei nostri amministratori pubblici avrebbe creato gravi distorsioni nelle decisioni necessarie ad amministrare correttamente il paese. Così è avvenuto e se non ci sarà un'inversione di rotta, il disastro sociale e le violenze saranno inevitabili. Allo stato attuale, tutto è in mano dei nostri amministratori pubblici, ai politici che attualmente governano il paese di maggioranza e di opposizione. Ci troviamo davanti ad un bivio che inevitabilmente ci costringerà a fare delle scelte indispensabili; dentro o fuori dall'Europa, rottura o coesione sociale, crescita e movimento o paralisi definitiva della nostra imprenditoria. Il cerino, come dice Bersani si sta spegnendo e nell'era post industriale probabilmente non sarà riacceso più alla stessa maniera.

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